La diminuzione delle entrate e le costose misure di sostegno alla congiuntura hanno creato grossi buchi nei bilanci pubblici di molti Paesi. Le conseguenze: attualmente la metà dei Paesi industrializzati ha un tasso di indebitamento superiore al 60% (nel 2007 solo un terzo dei Paesi).
L'ammontare del debito di per sé non è sufficiente a indicarne la sostenibilità. Ciò che conta è se è possibile servire tale debito. Gli economisti analizzano quindi la spesa per interessi in percentuale della performance economica. Di conseguenza, l'imminente svolta dei tassi di interesse potrebbe costituire un problema.
Ma questo non accadrà da un giorno all'altro. A seconda della scadenza media residua del portafoglio di debito e del rischio di rifinanziamento che ne deriva, gli Stati hanno il tempo di prepararsi alle nuove condizioni di finanziamento.
Esaminando più da vicino la situazione del debito della Svizzera e dei suoi principali partner commerciali, Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, USA e Giappone, è evidente che vi sono notevoli differenze.
La prospettiva a breve termine mostra che alla fine del 2023 la pressione del debito sarà ancora lontana dai livelli della crisi del debito del 2012. Ma rimandare non significa risolvere. Anche se l'aumento dei tassi d'interesse non dovesse causare una crisi del debito nel breve periodo, non si tratta comunque di un lasciapassare per portare avanti il deficit.
Nel medio termine, l'aumento del carico di interessi può diventare un problema anche in presenza di saldi primari equilibrati. Il saldo primario è il risultato del bilancio meno tutti gli interessi attivi e passivi, e serve a determinare il bilancio pubblico indipendentemente dai livelli di debito e dalle attività di finanziamento. In particolare è il caso in cui il tasso di interesse reale sulle obbligazioni è superiore al tasso di crescita di un'economia, ovvero quando il cosiddetto differenziale tasso d'interesse-tasso di crescita è positivo. Infatti, a quel punto il servizio del debito supera l'aumento del PIL e il tasso di indebitamento cresce, anche se il bilancio dello Stato è in pari.
Con il freno all’indebitamento, la Svizzera e la Germania hanno introdotto uno strumento che conferisce ulteriore fiducia nella loro capacità di pagamento. Questo è ancorato nella costituzione e produce un effetto positivo dimostrabile sul premio per il rischio specifico del Paese.
Gli Stati Uniti occupano una posizione privilegiata tra gli investitori: la fiducia nel dollaro statunitense e negli Stati Uniti come debitore è così forte che il tasso d'interesse sui titoli di Stato statunitensi si utilizza addirittura come tasso di riferimento esente da rischi.
In Svizzera e in Germania il differenziale tra tasso d'interesse e tasso di crescita resterà probabilmente negativo fino alla fine del decennio, anche se le banche centrali aumenteranno i loro tassi guida di 25 punti base a cadenza trimestrale fino alla fine del 2025. I due Paesi potranno quindi continuare almeno a stabilizzare i loro livelli di debito nonostante i disavanzi primari.
Negli Stati Uniti, dal 2027 non sarà più sufficiente nemmeno raggiungere il pareggio di bilancio primario, in Spagna e Francia dal 2028. L'Italia dovrà addirittura generare avanzi primari a partire dalla metà del 2025 per evitare che il tasso di indebitamento aumenti ulteriormente solo a causa del servizio del debito.
Con gli investimenti per la svolta energetica, l'aumento delle spese di difesa per armamenti e sicurezza informatica o il finanziamento non garantito dei sistemi pensionistici, un consolidamento complessivo dei bilanci statali è diventato più improbabile nei prossimi anni.
Anche le previsioni di bilancio del FMI suggeriscono che non sia possibile, ad eccezione del Regno Unito e della Svizzera. Italia, Francia, Spagna e Stati Uniti potrebbero quindi avere un problema di sostenibilità tra la metà e la fine di questo decennio. Se entro allora non sarà messa in atto una strategia fiscale plausibile, i mercati potrebbero perdere la fiducia in questi Paesi, aumentando la probabilità di una crisi del debito.
Sebbene i livelli del debito siano ai massimi storici in molti Paesi, ci sono altri dati chiave rassicuranti, almeno nel breve periodo. Pertanto, la svolta dei tassi di interesse inciderà sui bilanci nazionali con un certo ritardo, soprattutto a causa delle lunghe scadenze residue dei debiti già in essere.
La Svizzera si distingue per una politica finanziaria particolarmente solida. Questo è senza dubbio un merito del freno all'indebitamento. Ma le costose problematiche del futuro potrebbero comportare, a lungo termine, aumenti di imposte o tagli delle spese in altri settori.