Il crescente rischio di inflazione crea insicurezza sui mercati finanziari.

L'incremento della domanda di beni nella pandemia ha spinto al rialzo i tassi di inflazione. I timori di un surriscaldamento dell'economia sono alimentati da una politica monetaria e fiscale espansiva. Contrariamente agli USA, il rischio di inflazione in Svizzera e nell'Eurozona rimane tuttavia basso.

La maggiore crescita dei tassi di inflazione dalla crisi finanziaria

Dalla fine della crisi finanziaria globale, i tassi di inflazione sono rimasti su livelli molto bassi. Per questo motivo, l'attuale accelerazione dell'inflazione dei prezzi al consumo attira l'attenzione dei mercati. In primo luogo, ciò è dovuto all'aumento dei prezzi delle materie prime, in particolare del greggio. Di conseguenza, l'opinione pubblica potrebbe pensare che i tassi di inflazione dei singoli Paesi siano correlati. Se tuttavia si considerano solo i tassi di inflazione base, escludendo i prezzi dell'energia e dei generi alimentari, si nota una scarsa interazione tra le principali economie nazionali degli Stati Uniti, dell'Eurozona e del Giappone. La dinamica dei prezzi al consumo sembra quindi scollegata soprattutto dai fattori economici interni.

Monitor Svizzera T3 2021

Il recente aumento dei tassi di inflazione agita i mercati finanziari. Si tratta solo di una fase o bisogna prevedere un'inflazione persistente? Per sapere come si presenta la situazione attuale e come la valutano i nostri esperti, leggete Monitor T3.

20/07/2023

L'aumento della massa monetaria influisce poco sui tassi di inflazione

Circa i fattori che spingono gli attuali tassi di inflazione esistono due correnti di pensiero. La prima si basa sull'ipotesi che i prezzi salgano sempre quando la massa monetaria aumenta più rapidamente rispetto alla quantità di beni e servizi prodotti da un'economia nazionale.

 

L'attuale mix di politica monetaria e fiscale espansiva ha effettivamente portato a un aumento della massa monetaria. I timori di un aumento del tasso d'inflazione sono tuttavia sostanzialmente infondati. Negli ultimi anni, il rapporto tra la crescita della massa monetaria e l'inflazione nelle economie nazionali, sia avanzate che emergenti, si è notevolmente allentato. Una possibile causa, a questo riguardo, è il calo della velocità di circolazione del denaro. A causa del basso livello dei tassi d'interesse, il rendimento sui contanti è diventato più interessante, il che ha spinto imprese ed economie domestiche a mantenere la propria liquidità.

Aumento della domanda di beni durante la pandemia

La seconda possibile spiegazione del rialzo dell'inflazione si basa sulla situazione attuale dell'economia. Se l'economia va bene – si parla anche di «hot economy» – e il tasso di disoccupazione è basso, il maggiore utilizzo delle capacità produttive porta a salari più elevati e, di conseguenza, a un aumento dei prezzi. Quindi si registra anche una crescita della domanda, perché i consumatori anticipano gli acquisti in previsione di un aumento dei prezzi. È evidente che finora ciò sia accaduto solo in parte. Nelle economie nazionali avanzate, a seguito delle misure antipandemiche, le spese totali dei consumatori sia per i servizi che per le merci sono tendenzialmente ancora al disotto dei livelli precrisi.

 

Se si considera solo la domanda di beni, appare invece evidente che quest'ultima ha fatto registrare una forte crescita. Il denaro che le economie domestiche hanno risparmiato per i servizi nel corso delle misure antipandemiche, è stato investito in mobili, apparecchi elettronici o attrezzature sportive. Il conseguente aumento dei prezzi dei beni è quindi la causa del rialzo dell'inflazione.

Il rischio di un'inflazione è più elevato negli Stati Uniti

È lecito supporre che la situazione in Svizzera e nell'Eurozona sia destinata a normalizzarsi. Dato che ci sono sempre meno restrizioni dovute alla pandemia, il consumo di servizi aumenterà, mentre la domanda di beni subirà un rallentamento. Tuttavia, è improbabile che il consumo di servizi superi nettamente il trend dei livelli precrisi. Da un lato, non tutti i servizi di cui non si è usufruito durante la pandemia, come andare al ristorante, sono stati pienamente compensati. D'altro lato, le economie domestiche dispongono ancora di un reddito lievemente inferiore rispetto a prima della crisi.

 

Negli USA la situazione è differente. Negli Stati Uniti il reddito disponibile delle famiglie, a causa dei notevoli stimoli fiscali, è decisamente superiore rispetto a prima della crisi. Le spese personali, pertanto, negli Stati Uniti dovrebbero attestarsi ancora per qualche tempo a livelli superiori rispetto al trend di prima della crisi. Per questo motivo, il rischio di un aumento persistente dell'inflazione negli Stati Uniti è decisamente maggiore che nell'Eurozona e in Svizzera.

 

L'abbandono della politica dei tassi negativi, nell'Eurozona e in Svizzera, quindi, dovrebbe rimanere un miraggio. Il rischio d'inflazione è troppo basso, per spingere le banche centrali a rialzare i tassi guida.