Commercio al dettaglio: 2021 soddisfacente nonostante il coronavirus

Nel 2021 la pandemia da coronavirus ha accelerato alcuni sviluppi nel settore del commercio al dettaglio svizzero. Le restrizioni imposte alle attività gastronomiche e del tempo libero, la ripresa dei consumi e il ridotto turismo degli acquisti hanno influito positivamente sulla cifra d’affari di alcuni settori. Queste tendenze dovrebbero esercitare effetti meno marcati sul commercio al dettaglio in futuro. Retail Outlook 2022 getta luce su questi e altri aspetti, come i cosiddetti «Special Days» nel commercio fisico e online.

Le nuove chiusure dei negozi hanno pesato sui dettaglianti svizzeri

Nel 2021 la pandemia ha di nuovo penalizzato fortemente il commercio al dettaglio svizzero, in particolare durante il primo trimestre. A causa delle chiusure imposte agli esercizi commerciali, nei primi tre mesi dell’anno il segmento non-food ha registrato marcati cali del fatturato. Ciò nonostante, grazie alla ripresa dei consumi, nel primo semestre è stata comunque registrata una cifra d’affari superiore al livello pre-crisi. Il commercio di generi alimentari, per contro, ha beneficiato per diversi mesi della limitata concorrenza sul fronte del turismo degli acquisti e della gastronomia.

Retail Outlook 2022

Retail Outlook è uno studio congiunto di Credit Suisse e della società di consulenza Fuhrer & Hotz. Illustra le prospettive per il settore del commercio al dettaglio svizzero. L’edizione di quest’anno è dedicata in particolare ai cosiddetti Special Days, come il Black Friday e altre giornate promozionali, nonché all’influsso della pandemia da coronavirus sui commercianti al dettaglio e sul turismo degli acquisti.

27/07/2023

La ripresa dei consumi ha favorito i dettaglianti svizzeri

I segmenti non-food del tempo libero e degli articoli per la casa e l’abitare, colpiti dalle ordinanze di chiusura, hanno ripreso a registrare guadagni dopo le riaperture. Questo è stato possibile, non da ultimo, grazie alla ripresa dei consumi. L’evoluzione è stata particolarmente evidente nel segmento degli articoli per la casa e l’abitare, che a marzo 2021 ha registrato un incremento della cifra d’affari pari al 33 per cento circa rispetto al livello pre-crisi del 2019.

 

I settori dell’elettronica di consumo e del fai da te/giardinaggio/accessori auto, per contro, sono stati meno penalizzati dalle chiusure e hanno quindi registrato una crescita positiva della cifra d’affari anche a gennaio e febbraio 2021. Nel primo semestre 2021, la cifra d’affari in questi settori è aumentata del 22 per cento rispetto all’anno precedente. Nello stesso periodo, nonostante le condizioni difficili, tutto il settore non-food ha registrato un incremento della cifra d’affari del sei per cento rispetto al livello pre-crisi.

Il ridotto turismo degli acquisti ha favorito i dettaglianti svizzeri

Nel 1º trimestre 2021, il commercio al dettaglio food ha potuto beneficiare della chiusura delle attività gastronomiche e della minore concorrenza prodotta dalla chiusura dei confini. Dopo la riapertura del commercio, anche i segmenti non-food sono stati favoriti dal fatto che la ripresa dei consumi è rimasta concentrata perlopiù sul territorio nazionale. Con la riapertura dei confini e della gastronomia nel secondo semestre 2021, anche la concorrenza per il commercio alimentare svizzero ha ripreso vigore, traducendosi in una flessione delle cifre d’affari.

La pandemia ha prodotto meno lavoro a tempo ridotto tra i dettaglianti svizzeri

Con la chiusura dei negozi non essenziali, una parte dei lavoratori del commercio al dettaglio è stata nuovamente messa in difficoltà. A febbraio 2021 il numero dei disoccupati ha raggiunto all’incirca le 12 000 unità, il livello record dall’inizio della crisi. Al contempo, anche la percentuale degli occupati nel commercio al dettaglio in lavoro a tempo ridotto ha registrato un balzo.

 

Alla luce delle chiusure meno estese rispetto al 2020, il numero dei lavoratori interessanti dal lavoro ridotto nel commercio al dettaglio è stato tuttavia più basso. Con la ripresa delle vendite fisiche e il miglioramento della situazione dei contagi, sia la disoccupazione che le richieste di lavoro ridotto hanno fatto registrare una diminuzione.

Gli Special Day dividono i dettaglianti svizzeri

In Svizzera, gli «Special Days» sono sempre più apprezzati e sono ormai noti a molti consumatori. Tuttavia, solo una minoranza si avvale di queste promozioni, soprattutto i consumatori più giovani. Dal confronto con il 2018 è possibile osservare che nel 2020 e 2021 i consumatori hanno approfittato molto più spesso delle promozioni degli «Special Days» rispetto a quanto avveniva prima della crisi. La crescita della notorietà degli «Special Days» negli ultimi due anni potrebbe essere in certo modo correlata alla pandemia.

 

Sebbene siano molti i fattori che farebbero propendere per un ampliamento degli «Special Days», di recente ha preso piede anche un movimento di opposizione a queste giornate di sconti. Questo movimento sostiene la necessità di promuovere un consumo più sostenibile. Secondo i sondaggi, inoltre, molti rivenditori si sentirebbero costretti a partecipare a queste promozioni per motivi legati alla cifra d’affari, alla quota di mercato e alla fidelizzazione della clientela. Il dubbio che arrovella il settore è se l’erosione dei margini prodotta dagli sconti possa essere compensata da un maggior volume di vendite. Sussiste inoltre il rischio che l’effetto di anticipazione produca una cannibalizzazione delle vendite natalizie.

2022: le cifre d’affari dei dettaglianti svizzeri dovrebbero mantenersi al di sopra del livello pre-crisi

Secondo l’indice dell’attività economica settimanale calcolato dalla Segreteria di Stato dell’economia SECO, nel terzo trimestre 2021 il PIL svizzero ha raggiunto nuovamente il livello pre-crisi. Si prevede che questa ripresa economica proseguirà anche nei prossimi mesi. Questo, a sua volta, fa ben sperare in un miglioramento anche della situazione sul mercato del lavoro. Sebbene la fine della pandemia da coronavirus non sia ancora in vista, alcuni degli effetti pandemici che hanno sostenuto il commercio al dettaglio durante lo scorso anno si riveleranno più blandi nel 2022.

 

Ciò considerato, per il commercio al dettaglio sono tornati in primo piano il consumatore e le sue intenzioni di acquisto ed esigenze. Secondo il sondaggio di Fuhrer & Hotz, condotto ogni anno tra i responsabili decisionali del commercio al dettaglio, le aziende stanno studiando attività di marketing di ampio respiro.

 

Infine, per il 2022 le aziende si sono poste obiettivi ambiziosi e i due terzi di esse puntano a un aumento della cifra d’affari rispetto all’esercizio 2021. Gli esperti prevedono un ulteriore spostamento delle cifre d’affari dai canali fisici a quelli online. Nel 2022 oltre l’80 per cento dei dettaglianti intervistati adeguerà (o sarà costretta ad adeguare) le superfici di vendita. Nel settore food/near-food si punta soprattutto a un’espansione attraverso l’apertura di nuovi spazi, mentre il segmento non-food mira a migliorare la propria economicità tramite la chiusura o il ridimensionamento delle sedi esistenti.