Meret Oppenheim è ancora fra noi!
Il MASI Lugano ospita una mostra su Meret Oppenheim. L'artista era solita trascorrere i mesi estivi poco distante, a Carona. Proprio lì il curatore ha incontrato i membri della famiglia per preparare l'esposizione.
Bertolt Brecht viveva a pochi passi. Hermann Hesse era ospite ogni giorno dai nonni dell'artista, Lisa e Theo Wenger. Molti artisti oggi famosi in tutto il mondo si incontravano da Meret Oppenheim a Carona in un piccolo palazzo da sempre conosciuto con il nome di Casa Costanza.
L'edificio, caratterizzato da mura spesse e stanze con i soffitti alti, sorge nel centro del paese. I visitatori di Casa Costanza possono conoscere e ascoltare storie risalenti agli ultimi 300 anni. Questa notevole testimonianza si trova a soli pochi chilometri da Lugano e appartiene alle famiglie Oppenheim e Wenger da diverse generazioni.
A tavola con Man Ray
A Casa Costanza si riuniscono lo storico dell'arte Guido Comis, i membri più stretti della famiglia di Meret Oppenheim e il team di giornalisti di «Aspetti finanziari», la nuova rivista di Credit Suisse in Svizzera. L'incontro ricorda la cerchia di amici ticinesi dell'artista e le chiacchiere intorno al tavolo con gli altri amici artisti, che giungevano nel sud della Svizzera da tutto il mondo. A Carona la Oppenheim era solita incontrare le sue conoscenze proprio come faceva abitualmente anche a Parigi, quando era parte del circolo dei surrealisti – una delle poche donne tra uomini come Man Ray, Marcel Duchamp, Max Ernst e Alberto Giacometti.
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Un luogo sicuro: Casa Costanza, in quest'immagine vista dal lato del giardino, è da quasi cento anni di proprietà della famiglia; la costruzione cominciata nel 1750 è avvenuta in varie fasi.
© Philip Frowein
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La novantacinquenne Birgit Wenger oggi abita presso Casa Costanza.
© Philip Frowein
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Casa Costanza: qui ogni ogget to è carat terizzato dalla mano ar tistica di Meret Oppenheim, come l'antico tavolo da pranzo, cuore della casa. Durante i preparativi della mostra a Lugano una cerchia di amici ricorda l'ex inquilina: (da sinistra) Lisa Wenger, nipote di Meret Oppenheim, Guido Comis, curatore, Birgit Wenger, cognata dell'ar tista e la giornalista Daniele Muscionico.
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Anche la zia sedeva volentieri davanti al grande camino. Lisa Wenger è amministratrice dell'eredità ar tistica di Meret Oppenheim.
© Philip Frowein
Oggi a riceverci è la cognata della Oppenheim, Birgit Wenger, assieme alla figlia, Lisa Wenger. La signora Wenger è amministratrice ed editore dei lasciti scritti dell'artista. Lisa Wenger ha chiamato al tavolo Guido Comis, il curatore del MASILugano, il Museo d'arte della Svizzera italiana. Comis sta lavorando a una mostra dal titolo «Meret Oppenheim. Opere in dialogo». Si unisce anche Birgit Wenger. Ha 95 anni e ricorda il primo incontro con la leggendaria Meret: «Avevo 17 anni, mi intimidiva, era Meret Oppenheim! Già da ragazza, aveva una personalità spiccata».
Lettera ad André Breton
Meret Oppenheim appariva e appare magica ai suoi contemporanei e agli artisti svizzeri. Casa Costanza, l'abitazione dei nonni, è l'opera complessiva di Meret. Qui il suo spirito e la sua personalità sono ancora presenti in ogni angolo e in ogni stanza. La Oppenheim ha ristrutturato e arredato il palazzo secondo i suoi desideri e disegnato la maggior parte del mobilio. Il salone di gala è illuminato dal suo lampadario di foglie d'oro. È luccicante. Che sia stato appena spolverato dall'artista? Il tavolo in marmo d'onice risplende di luce propria.
La Oppenheim prediligeva lavorare con materiali pregiati e costosi, anche se per tutta la vita l'artista fu a corto di denaro. Per lei i valori materiali non erano importanti. Una volta Meret scrisse all'amico e artista André Breton: «Le cose più importanti nella mia vita sono l'indipendenza e la mia libertà».
Anche per questo la camera da letto di Meret è arredata in modo spartano e il guardaroba ha un'aria claustrale. Non c'è uno specchio, in fondo la vanità non faceva parte della sua persona.
«Déjeuner en fourrure»
A 23 anni Meret Oppenheim realizzò la tazza in pelliccia «Déjeuner en fourrure». «Fu un colpo di genio, uno dei tanti della sua carriera» afferma Guido Comis. Nel 1936 la giovane donna divenne un'icona dell'arte grazie all'acquisto della scultura da parte del MoMA di New York.
Il curatore del MASI allestisce questa mostra in stretta collaborazione con la famiglia. «Meret Oppenheim. Opere in dialogo» sottolineerà l'importanza e la forza dell'artista nel plasmare il suo ambiente. Comis includerà pezzi d'arte contemporanea e di amici artisti coevi alla Oppenheim. Sarà possibile ammirare opere di Max Ernst e Man Ray, ma anche di personalità più giovani come Robert Gober e Mona Hatoum. La mostra è articolata in aree tematiche: le fantasie oniriche e quelle erotiche, il feticismo e il rapporto con la natura.
Nella storia dell'arte la Oppenheim è spesso ricordata solo come l'artista della «tazza di pelliccia». O come musa del surrealismo. Il curatore Guido Comis desidera mostrare un lato diverso e far conoscere la vasta produzione artistica. Comis è convinto che la personalità della Oppenheim spiccherà ancora di più attraverso l'accostamento alle opere di altri artisti.
Artista svizzera
A Casa Costanza le signore Wenger e Guido Comis incontrano una cerchia di amici. È una sorta di omaggio agli anni in cui la Oppenheim in questo luogo viveva, filosofeggiava e con gli amici giocava al gioco preferito dei surrealisti: cadavre exquis. La si ricorda quando ci giocava nelle calde serate estive al fresco del solaio, sotto il tetto, e a Natale nella grande sala davanti al camino.
Meret ha nutrito le sue amicizie con grande senso di responsabilità, raccontano i parenti. In particolare incoraggiava e acquistava le opere dei suoi protetti o le scambiava con le proprie. Si considerava un'artista svizzera e, soprattutto dopo il ritorno da Parigi a Berna, dava grande importanza alle sue radici. Eppure l'arte della Oppenheim non conosceva nazionalità. Le barriere, nella vita come nell'arte, erano lì per essere abbattute: tra natura e cultura, sogno e realtà, uomo e donna.
Dal 1917 a Casa Costanza si tiene un libro degli ospiti. Anche Meret teneva una sorta di agenda dove raccontava dell'amore per questa casa eccezionale. Realizzava bigliettini in cui annotava l'origine e la storia di tutti gli oggetti d'arte e li nascondeva nell'oggetto stesso. Così anche gli odierni visitatori possono scoprire la storia di molti manufatti.
Artista cosmopolita, Meret Oppenheim era di casa nel mondo. Ma il suo cuore apparteneva a un piccolo «palazzo» in un remoto villaggio ticinese.