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Dichiarazione in merito all'annuncio da parte del Ministero pubblico della Confederazione

Con disappunto Credit Suisse prende atto della decisione del Ministero pubblico della Confederazione di promuovere l’accusa nei confronti della banca nell’ambito di un procedimento in corso da oltre dodici anni. La banca respinge le accuse di presunte carenze organizzative e difenderà risolutamente la propria posizione. In un tale procedimento il Tribunale penale federale può infliggere, oltre alla confisca di utili, una multa fino a CHF 5 milioni.

Da febbraio 2008 il Ministero pubblico della Confederazione porta avanti nei confronti di ex clienti bulgari di Credit Suisse un procedimento penale per sospetto riciclaggio di denaro. Successivamente l'indagine, i cui fatti risalgono agli anni dal 2004 al 2008, è stata estesa a due ex collaboratori di Credit Suisse, e a partire dal 2013, anche alla banca a causa di presunte carenze organizzative. Dopo anni di procedimento, nel corso del quale diverse accuse sono state archiviate mentre altre sono cadute in prescrizione, in data 17 dicembre 2020 il Ministero pubblico della Confederazione ha promosso l’accusa, fra l'altro nei confronti della banca e di una ex collaboratrice della banca, mentre ha fermato le indagini nei confronti del secondo ex collaboratore. Credit Suisse respinge nel modo più assoluto tutte le accuse mosse nei suoi confronti ed è convinto dell’innocenza della sua ex collaboratrice.

Le imputazioni nei confronti della banca sono inconsistenti e infondate:

  • Un rapporto tematico redatto nel 2004 per l’autorità di vigilanza è giunto alla conclusione che la banca soddisfaceva tutti i requisiti applicabili ai fini della prevenzione del riciclaggio di denaro. 
  • Nel 2016 Credit Suisse ha incaricato comprovati esperti degli ambiti prevenzione del riciclaggio di denaro e vigilanza sulle banche, fra i quali un ex responsabile di un’unità della FINMA, di esaminare da un punto di vista indipendente le accuse mosse alla banca dal Ministero pubblico della Confederazione. Gli esperti sono giunti alla conclusione che nel periodo in esame l'organizzazione di prevenzione del riciclaggio di denaro di Credit Suisse era costituita in modo corretto e adeguato.
  • In particolare, gli esperti facevano notare che il Ministero pubblico della Confederazione sosteneva la presunta inadeguatezza organizzativa sulla base di regole e principi che, nel periodo in esame, non esistevano; o sulla base di principi e standard internazionali non applicabili, che non erano stati deliberatamente recepiti nel diritto svizzero.

Il Ministero pubblico della Confederazione dovrebbe ora dimostrare in tribunale la colpevolezza dell’ex collaboratrice della banca e che gli eventuali reati punibili sono stati resi possibili da presunte carenze organizzative che violavano i principi in vigore al momento dei fatti. Credit Suisse si difenderà con fermezza da queste accuse infondate e sulla base dei fatti si aspetta di vincere la causa davanti al Tribunale penale federale. In tali procedimenti il Tribunale penale federale svizzero può infliggere una multa massima di CHF 5 milioni.

Nell’arco dei dodici e più anni trascorsi, e soprattutto in anni recenti, le difese interne della banca per la lotta contro il riciclaggio di denaro, sono state notevolmente ampliate e rafforzate in considerazione degli sviluppi normativi. La crescita nel rispetto delle regole e nell'osservanza di tutte le disposizioni legali e regolamentari ha la massima priorità per il Credit Suisse.