Press Release

Barometro delle apprensioni Credit Suisse 2020: massima preoccupazione per la pandemia da COVID-19, approvvigionamento tema più importante in materia di sicurezza in Svizzera

Credit Suisse pubblica i risultati dell'ultimo sondaggio su apprensioni, fiducia e identità della popolazione votante elvetica


Nel 2020 la crisi pandemica e le sue implicazioni guidano la classifica delle apprensioni degli svizzeri – è la prima volta nella storia del Barometro delle apprensioni che un timore del tutto inedito si porta così prepotentemente in testa alla graduatoria delle preoccupazioni. Al 2° e al 3° posto seguono AVS/previdenza per la vecchiaia e il tema della disoccupazione. Il timore per la tutela ambientale e per il clima mantiene saldamente la quarta posizione. Questi sono i riscontri emersi dall'edizione di quest'anno del «Barometro delle apprensioni Credit Suisse».

Anche quest’anno Credit Suisse ha incaricato l’istituto di ricerca gfs.bern di intervistare gli svizzeri per
sondarne i timori e analizzare gli elementi distintivi dell’identità elvetica. Con il 51 per cento, la crisi pandemica è la nuova principale preoccupazione (gli intervistati potevano indicare ogni volta cinque apprensioni emergenti). Il tema AVS/previdenza per la vecchiaia si colloca con il 37 per cento in seconda posizione, seguito dal timore per la disoccupazione (giovanile) (31 per cento). Quest'ultimo in particolare dovrebbe essere stato influenzato anche dalla nuova principale preoccupazione.

Manuel Rybach, Global Head of Public Policy and Regulatory Affairs di Credit Suisse, precisa: «Oltre la metà degli intervistati indica la pandemia da COVID-19 come nuova massima preoccupazione. Dal primo rilevamento del Barometro delle apprensioni avvenuto 44 anni or sono, mai un nuovo tema è assurto così prepotentemente ad apprensione. A titolo di confronto: nel 2001, l'anno degli attacchi sferrati contro il World Trade Center a New York, il 27 per cento degli interpellati ha citato il "terrorismo" come una delle principali apprensioni del Paese. Stanti le ampie ricadute del virus su tutti gli aspetti fondamentali della vita degli svizzeri, questo ruolo di spicco nel Barometro delle apprensioni di quest'anno è facilmente comprensibile.»

Dopo che negli ultimi due anni la preoccupazione per la tutela ambientale e il clima è riuscita ad affermarsi tra le 5 principali apprensioni, con il 29 per cento nell'anno della crisi pandemica mantiene saldamente la quarta posizione nella graduatoria. Segue al quinto posto con il 28 per cento la tematica degli stranieri (-2 pp). Se si chiede ai cittadini svizzeri quale sia il problema da risolvere con maggiore urgenza, la risposta più ricorrente è, ancora una volta, la pandemia da coronavirus e le sue implicazioni (18 per cento), seguita dal tema della tutela ambientale/cambiamento climatico (invariato al 12 per cento).

«A parte la pandemia, il panorama delle preoccupazioni è relativamente simile a quello del 2019. Ciò che lo scorso anno era ritenuto un problema che esige risposte e soluzioni, rimane tale anche nel 2020. È cambiata però la priorità: la previdenza per la vecchiaia, la tutela ambientale e il tema degli stranieri rimangono cruciali, ma la loro urgenza è stata declassata dagli intervistati o rimane costante. Si fa invece più incombente lo spettro della disoccupazione – senza dubbio anche sullo sfondo del crescente timore di una crisi economica. Ciò malgrado, anche quest'anno le preoccupazioni in tema di disoccupazione sono nettamente inferiori ai valori del 2017 o degli anni precedenti e non si avvicinano nemmeno ai valori record degli anni '90», afferma Lukas Golder, co-responsabile di gfs.bern, che dal 1995 redige il Barometro delle apprensioni Credit Suisse.

Ricadute previste della pandemia
Alla domanda su quali ricadute della crisi pandemica si avvertiranno ancora fra tre anni in Svizzera, il 78 per cento prevede una disoccupazione più elevata e il 59 per cento ipotizza un impatto negativo sulla previdenza per la vecchiaia, a dimostrazione che lo scenario delle preoccupazioni nel 2020 è ampiamente connotato dalla pandemia. Conseguenze perlopiù negative fino al 2023 sono previste anche per il turismo in Svizzera, per la sorveglianza dei cittadini e per l'economia di esportazione nazionale, senza tuttavia trascurare che vi sono anche implicazioni della crisi alle quali gli intervistati guardano con maggiore fiducia: le ricadute per la collaborazione politica ed economica globale ad esempio sono giudicate nell'insieme in modo neutrale, e in ordine all'impatto atteso sulla piazza bancaria e sull'assistenza sanitaria prevale tendenzialmente l'ottimismo. Per quanto attiene al futuro dello scenario occupazionale (digitalizzazione del mondo del lavoro e home office), gli svizzeri valutano gli effetti a medio termine persino prevalentemente positivi.

Sicurezza dell'approvvigionamento: una componente importante della sicurezza svizzera
Il COVID-19 ha mostrato, in particolare al suo avvento nella primavera 2020, quanto sono vulnerabili l'odierna società globalizzata e i suoi processi di produzione e catene di approvvigionamento globali. Di riflesso la crisi apre anche una nuova prospettiva sugli aspetti odierni della sicurezza. Alla domanda quali sono le componenti di maggior rilievo della sicurezza svizzera, con la garanzia dell'approvvigionamento energetico (valore medio di 8,1 punti su una scala da 0 a 10), l'autosufficienza per i prodotti medici (8,0) e l'approvvigionamento dei beni (7,9) gli svizzeri indicano più frequentemente tre aspetti attribuibili alla sicurezza generale dell'approvvigionamento. Ciò concorda con quanto riscontrato, ovvero che una larga maggioranza pari all'87 per cento condivide ampiamente o tendenzialmente la proposta di riportare in Svizzera determinati processi produttivi con un sostegno statale al fine di accrescere la sicurezza dell'approvvigionamento, pur se non sono economicamente redditizi – ad esempio nel settore dei farmaci o delle parti di ricambio.

Con la sicurezza delle opere sociali (7,9) e la sicurezza economica (7,8), agli aspetti della sicurezza dell'approvvigionamento seguono due comparti che si possono condensare nella garanzia del benessere. Stando agli aventi diritto di voto, la componente meno cruciale risiede nella sicurezza militare, sebbene raggiunga ancora un valore di 6,1. Gli aspetti in assoluto più rilevanti non sono tuttavia necessariamente congruenti con gli ambiti in cui la popolazione votante auspica gli investimenti statali più consistenti. Più ancora dei comparti della sicurezza dell'approvvigionamento (approvvigionamento energetico: 13 per cento; autosufficienza per i prodotti medici: 12 per cento) agli elettori premono infatti maggiori investimenti statali nell'ambito dei rischi ambientali (14 per cento). Solo l'uno per cento ritiene prioritari rispettivamente la protezione dei dati, la protezione contro il terrorismo o la sicurezza militare come settori per futuri investimenti dello Stato.

Continua a crescere l'interesse per la politica
L'interesse degli svizzeri per le questioni di natura politica aumenta costantemente dal 2015 e, con una quota dell'85 per cento di interpellati che si ritengono molto o piuttosto interessati alla politica, quest'anno eclissa il precedente valore record del 2019 (dall'inserimento di questa domanda nel questionario nel 1995). «L'importante ruolo riconosciuto al mondo politico nella lotta alla pandemia potrebbe aver contribuito ad accrescere l'interesse. Altri fattori ipotizzabili sono tematiche globali come la campagna presidenziale negli Stati Uniti, il cambiamento climatico o movimenti politici ispirati al tema del razzismo e delle pari opportunità», prosegue Lukas Golder. Inoltre, negli ultimi mesi gli aventi diritto di voto sembrano tributare alla classe politica un apprezzamento tendenzialmente migliore rispetto agli anni precedenti. La quota degli elettori convinti che la politica fallisca spesso è scesa di 9 punti percentuali, attestandosi al 37 per cento. Contrariamente allo scorso anno, la quota di coloro che attribuiscono solo di rado fallimenti alla politica è lievitata al 53 per cento (+11 pp).

Guadagnano fiducia le istituzioni politiche
Dopo il vistoso crollo della fiducia in praticamente tutti gli attori nel segmento delle autorità e della politica lamentato lo scorso anno, nel 2020 la fiducia sta tendenzialmente recuperando un po' di terreno. La fiducia in assoluto maggiore di tutti gli intervistati è tuttora riposta per la terza volta di seguito nella Polizia (il 70 per cento degli interpellati esprime la sua fiducia). Segue ora in seconda posizione il Consiglio federale con il 68 per cento e un netto aumento dei consensi pari a 18 punti percentuali. Oltre alla fiducia nel Consiglio federale aumenta anche il gradimento verso il Parlamento (Consiglio degli Stati: 51 per cento, +7 pp; Consiglio nazionale: 48 per cento, +8 pp) come pure verso l'Amministrazione pubblica (48 per cento, +8 pp). Nel quadro della crisi pandemica l'esercito svizzero ha vissuto la più grande mobilitazione dalla Seconda guerra mondiale. Tuttavia, contrariamente al Consiglio federale il ricorso alle forze armate per contrastare la crisi non si è tradotto in una rinnovata fiducia. Al contrario: con il 48 per cento, il gradimento misurato verso l'esercito è il più basso dal 2012 a questa parte. A tutt'oggi godono di fiducia molto scarsa le chiese (21 per cento), l'UE (19 per cento) e i giornali gratuiti (17 per cento).

Al riguardo, Lukas Golder di gfs.bern puntualizza: «I valori soddisfacenti della fiducia nelle istituzioni statali dovrebbero essere correlati anche al fatto che la Svizzera ha superato relativamente bene la prima ondata pandemica in primavera e che i casi di contagio durante il periodo del sondaggio in estate erano molto contenuti. Il livello di fiducia nel Consiglio federale dipende attualmente in larga misura dalla valutazione della gestione della pandemia».

Valutazione ancora positiva della propria situazione economica
Al momento del sondaggio in luglio e agosto 2020 una maggioranza del 65 per cento dell'elettorato ha definito molto o piuttosto positiva la propria situazione economica corrente. Per un altro 27 per cento le cose andavano decisamente bene. Rispetto al 2019, il dato esprime nell'insieme un leggero miglioramento della situazione. Guardando al futuro, una netta maggioranza pari all'81 per cento degli aventi diritto di voto è fiduciosa di riuscire almeno a mantenere (68 per cento) se non persino a migliorare (13 per cento) il proprio benessere attuale. Tuttavia, è interessante notare che la quota delle persone che mettono in conto un peggioramento della situazione economica personale o che guardano con incertezza al proprio futuro è decisamente aumentata rispetto al 2019 – dal 13 al 19 per cento. Si tratta di un nuovo picco dall'inizio della misurazione di questa domanda specifica nel 1995. Un altro nuovo valore massimo (11 per cento) è stato messo a segno alla domanda sul timore di perdere il posto di lavoro nei prossimi 12 mesi. Sebbene questo valore sia tuttora relativamente basso, dal 2012 è più che raddoppiato. In proposito, Manuel Rybach ha espresso il seguente pensiero: «Oggi le ricadute economiche a medio e lungo termine della crisi pandemica sono difficili da valutare. Nel confronto internazionale la Svizzera si è comportata egregiamente, almeno finora, un risultato da accreditare soprattutto alle misure adottate in tempi brevi ed efficacemente per attenuare le conseguenze economiche negative. Le indennità per lavoro ridotto e i crediti COVID-19 istituiti a tempo di record e di concerto con la classe politica e le banche sono riusciti ad esplicare efficacemente e rapidamente il loro effetto.»

Panoramica: i principali risultati del Barometro delle apprensioni Credit Suisse 2020

  1. Principale preoccupazione: la principale preoccupazione della Svizzera è ora la pandemia da coronavirus con le sue implicazioni. Il 51 per cento la indica come una delle sue cinque maggiori apprensioni. Qual è l'obiettivo politico prioritario? Anche in questo caso la risposta più frequente è la pandemia da COVID-19. È la prima volta nella storia del Barometro delle apprensioni che un timore del tutto nuovo si porta così prepotentemente in testa alla classifica delle preoccupazioni.
  2. AVS/previdenza e tutela ambientale: il tema AVS/previdenza si attesta, con il 37 per cento, al secondo posto nella classifica delle apprensioni, seguito dal tema della disoccupazione giovanile/disoccupazione (31 per cento). Con un immutato 29 per cento, il timore per la salvaguardia ambientale/cambiamento climatico si riconferma al quarto posto. Se si chiede quali siano i problemi da risolvere con maggiore urgenza, il tema si colloca tuttora al secondo posto (12 per cento).
  3. Conseguenze della pandemia: la pandemia non mancherà di connotare la percezione delle apprensioni anche negli anni a venire: alla domanda su quali ricadute della crisi pandemica si avvertiranno ancora fra tre anni in Svizzera, il 78 per cento prevede una disoccupazione più elevata e il 59 per cento ipotizza un impatto negativo sulla previdenza per la vecchiaia. Nel medio periodo gli svizzeri giudicano prevalentemente positivo l'influsso della pandemia sullo scenario occupazionale.
  4. Sicurezza: alla domanda sui principali aspetti della sicurezza svizzera, con la garanzia dell'approvvigionamento energetico, dei beni e con l'autosufficienza per i prodotti medici, agli occhi degli aventi diritto di voto sono prioritari gli aspetti che attengono alla sicurezza dell'approvvigionamento. A giudizio degli intervistati, l'aspetto meno cruciale legato alla sicurezza risiede nella sicurezza militare.
  5. Interesse per la politica: l'interesse degli svizzeri per le questioni di natura politica continua a crescere, e con una quota dell'85 per cento di interpellati che si ritengono molto o piuttosto interessati alla politica, quest'anno eclissa il precedente valore record del 2019 (dall'inserimento di questa domanda nel questionario nel 1995).
  6. Istituzioni politiche: sia il Consiglio federale (+18 pp e ora in seconda posizione nella classifica della fiducia) che il Consiglio degli Stati (+7 pp), il Consiglio nazionale (+8 pp) e l'Amministrazione pubblica (+8 pp) sono riusciti a guadagnare fiducia. La fiducia in assoluto maggiore di tutti gli intervistati è tuttora riposta nella Polizia (il 70 per cento degli interpellati esprime la sua fiducia).
  7. Situazione economica personale: il 92 per cento degli intervistati definisce ancora «discreta», «buona», o addirittura «molto buona» la propria situazione economica. Ciò malgrado, con il 19 per cento la quota delle persone che mettono in conto un peggioramento della situazione economica personale o che guardano con incertezza al proprio futuro ha raggiunto un nuovo picco. Un altro nuovo valore massimo (11 per cento) è stato messo a segno dalla domanda sul timore di perdere il posto di lavoro nei prossimi 12 mesi.

Le 10 principali preoccupazioni dei cittadini svizzeri

L’andamento delle dieci principali preoccupazioni di quest'anno dal 2006
In % della popolazione votante

Barometro delle apprensioni di Credit Suisse: sondaggio rappresentativo
Quali sono i principali timori degli svizzeri? E come si caratterizza la fiducia nelle istituzioni politiche, economiche e sociali? A queste domande Credit Suisse cerca di rispondere da ormai 44 anni con l'annuale sondaggio del Barometro delle apprensioni. Con il Barometro delle apprensioni, Credit Suisse intende contribuire al dibattito pubblico su temi rilevanti sotto il profilo politico-sociale. Tra luglio e agosto 2020 l’istituto di ricerca gfs.bern ha interpellato su incarico di Credit Suisse 1798 aventi diritto di voto in tutta la Svizzera. L'errore di campionamento statistico si attesta al ±2,0 per cento.

L’analisi dettagliata dello studio, comprese le infografiche, è disponibile all’indirizzo: www.credit-suisse.com/barometro/apprensioni

In caso di utilizzo dei risultati, vi invitiamo a indicare sempre la dicitura «Barometro delle apprensioni Credit Suisse».